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CAPITOLO II
IL VIAGGIO DI RITORNO
L’ispettore Sandro Costa guardava il panorama dal finestrino della littorina che stava per condurlo a Messina. Da lì si sarebbe imbarcato per Reggio e avrebbe continuato il viaggio in treno.
Erano passati altri tre lunghi mesi dal famoso telegramma del Ministero che gli annunciava l’atteso trasferimento.
Addolcito dal meritato premio gli avevano rifilato tutti i turni di reperibilità capitati durante le feste di Natale. Era riuscito a salire a Napoli, in nave solo per festeggiare il Capodanno con la sua Maria e i familiari sobbarcandosi però due nottate pressoché insonni sulla Amerigo Vespucci Palermo-Napoli, Napoli-Palermo.
Finalmente stava per lasciare la Sicilia.
Non che ci fosse stato male! Aveva patito solo la lontananza da casa, la difficoltà a tornare, almeno mensilmente, e la pericolosità indubbia dell’incarico.
Stroncato il fascismo e finita la guerra, le cosche mafiose si erano riorganizzate più forti di prima, intessendo legami malavitosi con l’America. E Sandro si era trovato, al primo incarico, a fare i conti con una delinquenza tutt’altro che ordinaria.
......... segue
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