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domenica 16 ottobre 2011

IL CASO DI ROCCAVENTOSA - CAPITOLO IV

...... segue ancora dal CAPITOLO IV - IL CLIMA E' TESO

 
  Costa salì al piano superiore, dove era il suo alloggio di servizio. Entrò in casa, accese le luci del piccolo ingresso, diede un’occhiata in giro.
  L’appartamento era piccolo, pulito, ma con un forte odore di chiuso. Sull’ingresso si aprivano quattro porte, le aprì una ad una.
  Dalla prima si accedeva ad un cucinino, da quella affianco alla stanza da letto. Di fronte c’era la porta del bagno e di fianco quella di un piccolo ripostiglio cieco. Spalancò le persiane.
  La cucina e la camera davano sulla piazzetta del paese.
  Prese una valigia, la poggiò sul letto. La disfece in parte. Ci avrebbe pensato dopo, pensò. Prese qualcosa per cambiarsi. Andò in bagno, si diede una bella rinfrescata, si cambiò la camicia, si rivestì tutto e scese le scale di corsa, fischiettando.
  Sull’ingresso del palazzo incrociò Parisi, di ritorno dal castello. Questi lo ragguagliò velocemente sull’accoglienza ricevuta.
  «Ho capito, mi daranno filo da torcere, ma sono sicuro del fatto mio e, che lo vogliano o no, farò i miei accertamenti. Vai, su. C’è Ferrara che sta trascrivendo le informative. Aiutalo, fate prima che potete. Io, intanto, vado dai Papaleo e vedrò quello che potrò fare prima delle autorizzazioni».
  «Comandi, ispettore», fece sollecito il Parisi, battendo i tacchi.
  Costa si incamminò verso il castello a piedi. Attraversò il centro del paese. Salì una scaletta ripida col corrimano in ferro. Superò una bella fontana e continuò a salire su per la via erta, lastricata di san pietrini ben messi.
  L’atmosfera era quella di un borgo silenzioso, tranquillo, sereno. Incrociò diverse persone che lo guardarono, gli parve, con una certa curiosità.
  Un paio di bambini, giocavano a campana in un vicolo. Era quasi ora di pranzo. Si sentiva profumo di cucinato per le vie, odore di sugo buono. Sentì un leggero languore ......

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