Ho trascorso il week end a Londra (.... e ho perso l'aereo del rientro).
Ho fatto chilometri e chilometri a piedi per vedere più cose possibile: Soho, dove ho approfittato di un massaggio cinese, Piccadilly Circus, il British Museum, Trafalgar Square e la National Gallery, pubs inglesi e scozzesi, Westminster Abbey e il Parlamento, il vialone di Buckingham Palace, St. James Park e gli scoiattoli, Harrods, Oxford Street, Carnaby Street, Notting Hill, ...
Quello che ho rilevato è che non è vero che gli inglesi siano scostanti e poco cortesi; essi, rispetto a noi, sono semplicemente molto, ma molto riservati. Non chiedono e non vogliono essere richiesti; camminano per la loro strada, coi loro pensieri per la testa e non amano far entrare altri nella privacy quotidiana, una privacy stretta che si portano indietro fuori dalla porta di casa, anche in metropolitana o, meglio, in Underground.
A Londra c'è un mare di gente, diversa, variegata, di tutte le razze e di tutti i colori, ma la città non ha perso la sua intima essenza: che forza, accogliente, ma fortemente identitaria!
C'era una manifestazione di neri con il loro costume nazionale, dinanzi ad un ufficio governativo o ad una ambasciata a manifestare con canti melodici per le libere elezioni in Congo; c'era un sit in di verdi dinazi al Parlamento. Ovunque, policemen in uniforme, in cordone ad assicurare l'ordine pubblico, pur permettendo ovviamente tutte le pacifiche manifestazioni.


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