Ritengo che sostanzialmente le varie regole del vivere umano, siano esse religiose, morali o giuridiche, si equivalgano tra loro, con i dovuti accomodamenti e la varie relativizzazioni.
Non rubare, non uccidere, non desiderare la donna d'altri, rispetta il padre e la madre, .....
Pressocchè tutti i comandamenti cristiani sono trasfusi nei codici penali, nelle norme giuridiche statali, tutelati da pene e sanzioni. Le stesse regole, forse in maniera meno stringente, sono anche codici morali ed etici.
Certo, i valori cambiano, con l'evoluzione, col progresso; mutano a seconda delle latitudini e del livello della civiltà, ma sostanzialmente si equivalgono ed hanno un significato essenziale: quello della tutela del singolo inserito nella società.
Anticamente esisteva una sola regola, la legge del più forte e dell'egoismo, teorizzata già da Plauto e ripresa da Hobbes : homo hominis lupus.
L'uomo è lupo per l'altro uomo e chi è più forte comanda.
Ma tale regola, primitiva e fondamentale, ha trovato dei temperamenti con la maturazione del vivere sociale e con la formazione degli stati di diritto e delle democrazie.
L'essere umano non può vivere in costante atteggiamento di difesa o sfida.
Si nutre e si realizza nel sociale; anche il più forte ha bisogno di relazioni, di approcciarsi all'altro con sentimento, con fiducia.
Ma i sentimenti non bastano. Allora sono nate le regole e le sanzioni per farle rispettare: sanzioni penali nel diritto, paura di dannazione eterna nelle religioni, riprovazione sociale nell'etica.
Ma, sostanzialmente, le regole si equivalgono e possono essere sintetizzate efficacemente in un principio, quello della reciprocità: non fare all'altro quello che non vorresti fosse fatto a te.
Per il resto ritengo che la miglior morale sia la natura. Seguire e comportarsi secondo natura, mi pare una buona regola universale. Secondo natura e secondo coscienza che, per semplificare, ad esempio con i miei figli quando suggerisco loro la condotta più giusta, è sentire l'occhio degli altri dentro di sè per guidare i comportamenti anche più intimi ed essere degni e sereni.
Non rubare, non uccidere, non desiderare la donna d'altri, rispetta il padre e la madre, .....
Pressocchè tutti i comandamenti cristiani sono trasfusi nei codici penali, nelle norme giuridiche statali, tutelati da pene e sanzioni. Le stesse regole, forse in maniera meno stringente, sono anche codici morali ed etici.
Certo, i valori cambiano, con l'evoluzione, col progresso; mutano a seconda delle latitudini e del livello della civiltà, ma sostanzialmente si equivalgono ed hanno un significato essenziale: quello della tutela del singolo inserito nella società.
Anticamente esisteva una sola regola, la legge del più forte e dell'egoismo, teorizzata già da Plauto e ripresa da Hobbes : homo hominis lupus.
L'uomo è lupo per l'altro uomo e chi è più forte comanda.
Ma tale regola, primitiva e fondamentale, ha trovato dei temperamenti con la maturazione del vivere sociale e con la formazione degli stati di diritto e delle democrazie.
L'essere umano non può vivere in costante atteggiamento di difesa o sfida.
Si nutre e si realizza nel sociale; anche il più forte ha bisogno di relazioni, di approcciarsi all'altro con sentimento, con fiducia.
Ma i sentimenti non bastano. Allora sono nate le regole e le sanzioni per farle rispettare: sanzioni penali nel diritto, paura di dannazione eterna nelle religioni, riprovazione sociale nell'etica.
Ma, sostanzialmente, le regole si equivalgono e possono essere sintetizzate efficacemente in un principio, quello della reciprocità: non fare all'altro quello che non vorresti fosse fatto a te.
Per il resto ritengo che la miglior morale sia la natura. Seguire e comportarsi secondo natura, mi pare una buona regola universale. Secondo natura e secondo coscienza che, per semplificare, ad esempio con i miei figli quando suggerisco loro la condotta più giusta, è sentire l'occhio degli altri dentro di sè per guidare i comportamenti anche più intimi ed essere degni e sereni.
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