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mercoledì 31 agosto 2011

Sto guardando I KENNEDY su LA7, la serie super premiata in America e osteggiata dalla grande dinastia democratica, forse perchè allude o svela grandi segreti. Un ambizioso patriarca originario dell'Irlanda, una feconda matriarca, cattolica, longeva, madre di nove figli, nove dei quali morti giovani e senza figli, i famosi John, Bob, Jackie, Marilyn, l'attentato di Dallas del "63, quello del "68. Fatti già ampiamente noti, ma sempre appassionanti se ben raccontati.

mercoledì 24 agosto 2011

Questa sera Torneo di Burraco al lido. Considerata l'età media, pensavamo di cavarcela. Risultato: due vecchiette, alla seconda mano di Mitchel, ci hanno sbaragliato 19 a 1.
Con le orecchie calate, mio marito ed io c'e ne siamo tornati a casa! Alla prossima!

lunedì 22 agosto 2011

Spigolature

L'altra sera sono stata all'anfiteatro romano di Minturno a vedere uno spettacolo di Giobbe Covatta. Mi è piaciuto moltissimo. Per due ore, da solo, ha tenuto la scena, a braccio, facendo ridere e riflettere. Tra le tante cose, ha ironizzato sulle differenze, addirittura fisiche, di conformazione cerebrale, di uomo e donna. La donna avrebbe gran parte di un lobo occupata da un costante mal di testa, vero o millantato, si fa per dire, tanto che questa parte del cervello si chiamerebbe Optalidon. L'uomo, invece, avrebbe la gran parte del cervello occupata dal Sesso: al 97% pensato, al 2,5% fatto, ma faidate, lo 0,5% effettivo.
C'è del vero. Maschi e femmine, due universi a confronto, in continua lotta ed elaborazione. Il maschio si realizza maggiormente fuori casa, nel lavoro, con gli amici, nello sport, negli hobbies.
La donna in casa, in famiglia, nei sentimenti. Anche da adulta si sente orfana o vedova o menomata dal tempo che il suo uomo dedica ad altro piuttosto che a lei. Questa cosa è sempre motivo di liti.
La donna è sempre materna, anche prima di essere mamma; l'uomo è sempre figlio, anche una volta diventato padre, ha bisogno di qualcuno che lo accudisca, lo nutra, lo coccoli.
Però è essenziale, asciutto, non ama chiacchiere inutili, va dritto al punto, è pratico, concreto, pragmatico.
La donna è retorica, fa giri di parole, vuole essere capita senza arrivare al punto, non chiede direttamente, ma si adombra se non ottiene.
L'uomo ha sembra voglia di fare sesso, ha l'esigenza fisiologica di svuotarsi i testicoli e lo deve fare, indifferibilmente, da solo o in compagnia, è una cosa quasi meccanica.
La donna, no. Fa l'amore, ha bisogno del sentimento, dell'atmosfera giusta, non riesce a farlo dopo una lite, una mortificazione. Non gode facilmente, è mentalmente bloccata da remore ataviche, fisiche, morali, paura di rimanere incinta. Il tutto rende il sesso, per la donna, un aspetto complesso e non sempre gratificante della vita.
Le donne, intorno ai trenta, vogliono, devono sposarsi, scatta il campanello, devono il loro tributo alla natura che le vuole compagne, mamme e nutrici.
Gli uomini scappano all'idea di una che li voglia "incastrare", sì perchè loro cercano le donne, le vogliono, le amano, tutte da scopare, solo una, quella giusta, è da sposare.
Comincia un'altra giornata. Il sole filtra tra le stecche dei vecchi avvolgibili. In sottofondo eterno SKY SPORT con le solite notizie di calcio mercato. Una vecchia signora ha già bussato alla porta per vendere i frutti del suo orticello, io ho dormito poco ed ora fatico ad alzarmi .....

TIRA E ...... molla: Serata all'arena

TIRA E ...... molla: Serata all'arena: Questa sera sono stata in un'arena, al mare, cioè in un cinema all'aperto, a vedere IL DISCORSO DEL RE. Mi ha accompagnato, forse un po' con...

Serata all'arena

Questa sera sono stata in un'arena, al mare, cioè in un cinema all'aperto, a vedere IL DISCORSO DEL RE. Mi ha accompagnato, forse un po' controvoglia, il mio maritino. Arrivati lì, mi ha confessato "Stasera c'era un partitone!". "Allora perché non sei rimasto a casa a vedere la tivvù?", gli ho fatto io. In effetti, sarei andata anche da sola. "Perché mi sembrano molto tristi le persone che vanno al cinema o al ristorante da sole".
Okay, archiviate queste dolci pillole di vita coniugale, devo dire che spesso mi capita di vedere, d'estate, al mare, i bei films che non vedo in inverno, perché durante l'anno non mi riesce di andare al cine come vorrei.
Il film, pluripremiato, mi è piaciuto molto. Intensa la storia, ben demarcati i personaggi, ottima la recitazione, percepibile nonostante il doppiaggio, giusti i tempi, nell'alternarsi dei vari registri. E così ho riso, ho pianto, ho provato tensione, .....
Esattamente, tutto quello che ci si aspetta da un buon film, emozioni .... delegate, concentrate in poco tempo, dietro modico corrispettivo!

domenica 21 agosto 2011

CHI SONO

Sono una persona un po' contraddittoria o, forse, semplicemente con molte sfaccettature. Amo il sole, il mare, l'estate. E tutto questo farebbe pensare che io sia una persona allegra e solare. Ed in parte è così. Ma sono anche ombrosa, riflessiva, eccessivamente problematica, una pensatrice. Adoro ballare, qualsiasi cosa. Ma purtroppo mio marito non condivide questa forte passione, alla quale, pertanto, ho dovuto un po' rinunciare. Adoro scrivere, leggere, stare da sola, riflettere, ma sono anche una chiacchierona, una persona aperta, socievole, loquace ed eloquente. Sono piccola, minuta, ma adoro le grosse chincaglie, gli accessori vistosi, gli smalti per unghie, i colori. Al lavoro vesto, per educazione ricevuta e per l'ambiente, in maniera molto sobria, classica, corretta. Metto sempre e soltanto l'anello di fidanzamento e la fede nuziale all'anulare sinistro, l'orologio e un braccialetto. Amo la vita "mondana", uscire, andare a cena fuori, accettare inviti. Ma sto altrettanto bene in casa a fare servizi, a pulire, a sistemare, a fare giardinaggio. Adoro stare all'aria aperta ad innaffiare ed estirpare erbacce. Mi piace il bricolage, so fare l'uncinetto e lavorare ai ferri. Mi interesso di politica, di letteratura, di attualità, di gossip, di TV.
Sono una persona libera, ma anche molto convenzionale. Rispetto le usanze di paese, perché così mi è stato insegnato che è bene fare, ma non ho pregiudizi.
Adoro i capelli lunghi e biondi e per anni li ho portati così, mossi o lisci, folti e méchati. Ma ora, e spesso anche in passato, li ho tagliati corti, perché voglio sentirmi libera da spazzola, phön e parrucchiere, voglio mostrare il mio volto libero, aperto, senza orpelli, voglio essere moderna, spiccia, efficiente. Due anni fa, al mare, ho ceduto alla tentazione di farmi una testa di treccine da rasta. Amo stare coi miei bimbi, nutrirli per bene, fare i compiti con loro, seguirli nella crescita, nello sport, in tutte le cose che fanno per la formazione di domani, ma non disdegno certo le uscite tête a tête con mio marito, le chiacchiere con mia sorella, il cine con la vecchia amica di scuola o le dovute cure alla mia anziana mamma. Ma più di tutto io voglio scrivere, voglio che divenga il mio lavoro, il mio pane quotidiano, il mio respiro. Spero di farcela!

sabato 20 agosto 2011

CROCIERA IN CAICCO II

Dopo tanti tuffi, pranzo a bordo: bruschette al pomodoro, vino ghiacciato, insalata di riso, polpo e patate, anguria, ..... Cucina calabrese per tutti.
Siesta, sole, mare, nuovi tuffi, verdi calette, dolci golfi ....
Infine, col tender, sbarco a Gaeta per un super gelato. Rientro con luci suggestive, panorama da cartolina, skyline, brindisi romantico, stanchezza e beatitudine .....
Alle prossima crociera!

CROCIERA IN CAICCO

In agosto, anche le blogger più incallite vanno in vacanza!
Ieri, ad esempio, io con la mia allegra brigata sono andata in crociera in caicco. È stata una giornata bellissima, un'esperienza affascinante!
Ci siamo imbarcati in venti da Formia su un veliero di legno turco chiamato Kiara Lu. A bordo ci hanno accolto Luca e Salvo, due simpatici skipper-imprenditori ..... del mare. Luca ci ha raccontato di essere di Roma e di aver fatto tante esperienze di studio, lavoro e imprenditoria prima di arrendersi alla sua passione assoluta: il mare. È andato in Turchia e ha acquistato questa splendida imbarcazione, ove organizza crociere per sè, per gli amiche e per i clienti. I prezzi sono assolutamente accettabili. Ci aspettavano per la colazione: ci hanno fatto trovare la tavola imbandita con caffè caldo, latte, acqua, succhi, nutella, cornetti e frollini. E noi, naturalmente, non ci siamo fatti pregare. Mentre i due marinai per caso ci conducevamo lungo la costa, verso nord, noi abbiamo visitato il caicco dotato di sei cabine, sette bagni, cambusa e ampio prendisole. Ci siamo distesi sui materassini. I bambini si sono impadroniti del veliero e hanno cominciato a giocare ai pirati, tra un ponte e l'altro, il salottino d'ingresso e quello interno, con divani, tv, pc, internet, carte, riviste e giochi di società. Prima caletta, primo bagno, primi tuffi. Tutti con pinne, maschere e boccagli alla volta di una grotta suggestiva sotto il picco delle Scissure. Ville meravigliose a picco sul mare, scale, terrazze, piscine, chissà se abusive o condonate.
.......Segue

martedì 16 agosto 2011

W I LUPI

I miei lupi sono tornati dal campo scout!
Distrutti, stanchi, stitici, assonnati, dimagriti, maturi, entusiasti, sporchi.
Li ho messi in ammollo per due ore in acqua calda e saponata, li ho strofinati ben bene, asciugati, rimpinzati e messi a letto a dormire per due giorni!
Viva gli Scout!!!!

TIPI ETIPE

Ognuno diverso, monadi con porte e finestre occasionalmente aperte sul mondo, scriveva Leibniz.
Eppure simili per tipi, che mi diverto a catalogare. La spiaggia é un osservatorio privilegiato, tutti insieme, tutto il giorno, come in piazza, come nel foro romano o nell'agorà.
L'intellettuale, colto, aggiornato sotuttoio, sempre con il giornale o un tomo tra le mani; il culturista, muscoli unti sotto il sole, scodella di riso e proteine per pranzo anche in spiaggia, quello cui piace rimirarsi, esibirsi; il socievole chiacchierone che non ti lascia un attimo riposare, ma ciarla tutto il tempo come una comare; l'allenatore di calcio in erba, CT pressoché nazionale, attualmente impegnato tutti i giorni con il calcio mercato, GAZZETTA o CORRIERE sotto il braccio; il buon gustaio, che sa tutto di locali, ristoranti e trattorie nel giro di 100 km, che dico, 1000, ha una bella pancia e l'occhio velato.
....... Segue

POETA

Nudo
Ti consegni
Agli altri

A TE

Trionfo di primavera
Fuga
Naufragio
Approdo

venerdì 12 agosto 2011

Giro in scooter. Formia, Gaeta vecchia, vicoli, piazzette, profumo di mare, barche, gelaterie, cenetta in un ristorantino all'aperto, soutè di cozze e vongole e risotto alla crema di scampi, serenata con fisarmonica offerta da uno slavo di passaggio, per finire passeggiata romantica, sotto la luna e le stelle di San Lorenzo, fuochi di artificio in lontananza, baci sugli scogli come giovani fidanzati ..... Ancora promesse, sguardi, conferme.

mercoledì 10 agosto 2011

IL GIALLO A PUNTATE - IL CASO DI ROCCAVENTOSA - CAPITOLO IV

.... segue
CAPITOLO IV
IL CLIMA E’ TESO
  Con estrema discrezione l’agente scelto Raffaele Parisi arrivò al castello di Roccaventosa; fece chiamare nello studiolo donna Letizia e i figli, don Edoardo e Francesco Maria, e cercò di prepararsi psicologicamente ad assolvere al delicato compito che il nuovo arrivato ispettore Costa gli aveva assegnato, appena arrivato al Comando.
  Anche lui, come Ferrara, pensò che l’inesperienza di Costa stesse tirando un brutto scherzo a tutti e che avrebbe creato, in seguito, un solenne imbarazzo. Ma non poteva trasgredire gli ordini del superiore.
  Con grande deferenza accolse nella stanza i Papaleo, che aveva atteso passeggiando su e giù nervosamente con il cappello d’ordinanza tra le mani.
  Porse le sue condoglianze e mostrò la lettera firmata dall’ispettore a don Edoardo.
  Questi rimase sconcertato e, chiedendo spiegazioni al povero Parisi, porse il foglio giallastro al fratello e alla madre.
  «Che significa esame necroscopico?», chiese a mezza voce, «perché mai dovremmo rimandare i funerali già fissati per domani ad altra data?».

...... segue
Venafro: il castello Pandone 
Venafro: la Cattedrale 




Aggiungi didascalia


Ripasso da Venafro, ombelico del mondo, ovvero del centro Italia, tra Adriatico e Tirreno e me ne torno a Minturno: da un anfiteatro romano all'altro!
Venafro: il Verlasce o Verlascio, ovvero l'anfiteatro romano
Sgrano i giorni
della vita
come un rosario
di cose
che devo  fare
che voglio fare
che capitano

VASTO

 
Ieri ho trascorso la giornata a Vasto, in provincia di Chieti. Non la ricordavo così bella!
Il borgo antico, i ristorantini, il mare calmo, il lungomare, l'isola pedonale, l'area attrzzata per i bambini, .....
Siamo stati ospiti di amici molto chic.  Abbiamo fatto un piccolo giro in barca,  pranzato al ristorantino del porto Le Molinette un ottimo trancio di tonno fresco arrosto appena scottato con verdurine alla griglia, poi abbiamo fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia e ci siamo rinfrescati e cambiati per la cena, in terrazza.
Il padrone di casa, un vero gentleman napoletano d'altri tempi, ci ha offerto un happy hour con champagne rosa e salsiccia: abbinamento insolito e stridente, ma vi assicuro gradevole. Per cena pesce fritto, insalatina e delizione scaloppine di branzino e orate al curry con porri. Il tutto con una vista mozzafiato sul mare e il mio maritino. Che posso volere di più dalla vita?

CHE I MIEI CUCCIOLI TORNINO PRESTO DAL CAMPO SCOUT !!!!!!!

martedì 9 agosto 2011

Chi va, chi viene! Per fortuna, altrimenti mi sentirei troppo sola.
Ieri la mia mamma è tornata, stanca e felice, dalla sua crociera nei mari del nord.
A me mancano molto cuccioli, in campeggio scout.
Stamattina il mio prode marito mi ha svegliato con la colazione a letto. Che bravo, cerca di consolarmi della mancanza dei bimbi!
Ieri sera sono stata ad una serata culturale molto interessante in un museo archeologico.
Il relatore, l'arch. Franco Valente, parlava di Venafro nell'epoca romana.
Venafro è un paese del Molise, ricco di storia: vi è un bellissimo castello medievale, un anfiteatro romano chiamato Verlascio, da perilasium, un vecchio teatro ad emiciclo, un museo con, tra l'altro, una meravigliosa statua marmorea di Venere, un palazzo gentilizio in cui ha dormito Vittorio Emanuele la notte prima di incontrare Garibaldi a Teano, .....
Stamani il tempo non pare bellissimo, ma andremo ugualmente a trovare dei nostri cari amici a Vasto.
Su e giù per la bell'Italia, dal Tirreno all'Adriatico.

lunedì 8 agosto 2011

IL GIALLO A PUNTATE - IL CASO DI ROCCAVENTOSA - CAPITOLO III

...... segue

   «Ma dottore, figuriamoci, un avvelenamento …. Con tutto il rispetto, non credo proprio. Questo posto è un paese tranquillo, permettetemi di dirvi che … ». Il povero Ferrara tacque imbarazzato. Le parole gli si spensero in bocca.
   «Capisco perfettamente quello che stai pensando. Questo viene fresco fresco da chissà dove, vuole giocare a Sherlock Holmes e vede delitti dove non ci sono. Capisco il tuo ragionamento, i tuoi pensieri. Ma conosco bene i sintomi da avvelenamento da stricnina, da arsenico, da pesticidi in genere. Mica ho detto che è stata avvelenata intenzionalmente dall’amante o dal maggiordomo», ironizzò «Può essere stato un fatto del tutto accidentale, è accaduto in giardino, hai detto ….. Ho tutte le ragioni di credere che possa esserci qualcosa che non va. Do’ un’occhiata di persona; se del caso rimandiamo i funerali e ordiniamo un esame medico legale, poi si vedrà.»
   «Come vuole, dottore», disse Ferrara più rassegnato che convinto. Intanto, Costa pensò tra sé e sé, senza dire altro “Abbiamm buon. E meno male che era un posto tranquillo…”.

...... segue il IV capitolo.....





TUTTO IL GIALLO

.... per chi inizia a leggere solo ora:


IL CASO DI ROCCAVENTOSA
Romanzo

CAPITOLO I
LETTERE E BUONE NUOVE
  Maria era nervosa. Passeggiava su e giù per la stanza, rosicchiandosi le unghie. Grazia e Lina l'avevano appena chiamata per andare a fare una passeggiata insieme su via Roma, ma lei aveva detto di no. Distrarsi le avrebbe fatto bene. Era sempre china sui libri a prepararsi per gli esami. Ma no, aveva un solo pensiero, che da qualche giorno la distoglieva pure dallo studio. Sandro, Sandro, Sandro e solo Sandro. L'amore suo grande, quello di sempre, quello divampato nel cuore di ragazza acerba, sbocciato da uno sguardo furtivo e ora ricambiato. L'amore segreto, nato guardando dalla finestra Sandro giocare a pallone coi fratelli per le vie dei quartieri. Sandro non più scugnizzo, non ancora uomo, ma già sicuro, spavaldo, colla sigaretta in bocca. Sandro che si diploma a pieni voti e se ne va in Accademia. Sandro che va, che viene, che si accorge di lei che è cresciuta, che non è più la ragazzina che era, che in uno spiraglio della miseria nera che ha lasciato la guerra, ruba due lire alla madre, che sbarca il lunario vendendo sigarette di contrabbando all'angolo della via, e si compra il primo paio di calze di nylon...
  Mentre era così assente, qualcosa la richiamò alla realtà e la distolse dai suoi pensieri.
- Marì, la posta!
  La voce un poco sgraziata della madre risuonò dalla porta. C’era posta. Una lettera un poco sgualcita appena arrivata da Agrigento. Sandro, non poteva essere che lui. Maria pigliò di furia la busta grigio perla, sottile e spiegazzata dalle mani della mamma e scappò in camera, avida, a leggere di Sandro, l’amore suo.
                                                                                                                                    “Villa Setosa, 3 novembre 1947

            Carissima, con grande piacere ti scrivo oggi!
Non vengo a dirti le solite parole di amore e desiderio, di nostalgia e speranza, di progetti lontani e fumosi, ma fatti, fatti concreti. Dopo tre anni lontano da te e da Napoli, torno nel Continente, come qui chiamano l’Italia. Ancora non lo so esattamente quanto, ma il Ministero ha finalmente accolto la mia richiesta di trasferimento.
          Credo che il motivo non sia solo il compimento di tre anni interi qui, in questa sede disagiata e pericolosa, lontano da casa, riservata alle matricole, ma la mia condotta nell’indagine dei Beati Paoli e la Lupara Bianca.
          Lo sai, non mi piace vantarmi di qualcosa e arrogarmi meriti, ma io e la mia squadra, in collaborazione con il commissariato di Agrigento, abbiamo portato a termine un’operazione notevole. Venti arresti, tre confische, quattro famiglie di affiliati praticamente in ginocchio.    Ebbene, questo è il premio che è arrivato da Roma come un bel pacco regalo per Natale.
                                                         TRASFERIMENTO ACCORDATO STOP
         Così, semplicemente, c’era scritto sul telegramma arrivato ieri. Saprò a giorni dove e quando.Spero il più vicino possibile a te, bambina mia.
        E tu stai studiando? Lo so, sono pedante e ti chiedo sacrifici, ma voglio fare le cose per bene con te e gettare le fondamenta per una vita tranquilla, serena e agiata, diversa da quella che abbiamo avuto noi da ragazzi. La povertà, la guerra, la solitudine, l’arte di arrangiarsi. No, Marì, mai più. Lo so che hai fretta. Ma aspetteremo che io abbia messo qualche lira da parte e mi sia fatto una posizione e un po’ di carriera e che tu abbia terminato gli studi.
        A preso amore mio, ti mando un bacio dolce e ardente sulla bocca. Aspettami e fai la brava.
                                                                                                                                       Tuo Sandro”

  Maria sussultò quando apprese dell’imminente trasferimento. Lesse e rilesse l’ultima lettera, prima di riporla nello scatolo di cartone marchiato Brillantina Linetti insieme con le altre, sotto il letto.
  Sandro stava per tornare a casa o, perlomeno, per riavvicinarsi. Sarebbe stato più facile vedersi, almeno il sabato o la domenica.
  Questi pensieri le diedero nuovo animo per studiare e aspettare.
  Fosse stato per lei sarebbe fuggita via con lui tre anni fa, ma Sandro riusciva a tener imbrigliata la sua passione nei ranghi del controllo e della razionalità e a liberarla solo quando erano insieme da soli. Allora si che anche lui perdeva la testa.
   E va bene, avrebbe aspettato ancora. Sarebbe finalmente arrivato giugno, avrebbe fatto gli esami di maturità e poi lui avrebbe dovuto sposarla per forza o prendere, comunque, una posizione.
  Prese carta e penna e si accinse a rispondergli con entusiasmo.
CAPITOLO II
IL VIAGGIO DI RITORNO

  L’ispettore Sandro Costa guardava il panorama dal finestrino della littorina che stava per condurlo a Messina. Da lì si sarebbe imbarcato per Reggio e avrebbe continuato il viaggio in treno.
  Erano passati altri tre lunghi mesi dal famoso telegramma del Ministero che gli annunciava l’atteso trasferimento.
  Addolcito dal meritato premio, gli avevano rifilato tutti i turni di reperibilità capitati durante le feste di Natale. Era riuscito a salire a Napoli, in nave solo per festeggiare il Capodanno con la sua Maria e i familiari sobbarcandosi però due nottate pressoché insonni sulla Amerigo Vespucci Palermo-Napoli, Napoli-Palermo.
  Finalmente stava per lasciare la Sicilia.
  Non che ci fosse stato male! Aveva patito solo la lontananza da casa, la difficoltà a tornare, almeno mensilmente, e la pericolosità indubbia dell’incarico.
  Stroncato il fascismo e finita la guerra, le cosche mafiose si erano riorganizzate più forti di prima, intessendo legami malavitosi con l’America. E Sandro si era trovato, al primo incarico, a fare i conti con una delinquenza tutt’altro che ordinaria.
  Per il resto aveva gradito il soggiorno in una terra calda e ospitale, dove la maggior parte della gente era povera, ma onesta, umile, ma prodiga.
  Nel paese di Villa Setosa quasi tutti avevano fatto a gara per averlo ospite a pranzo qualche domenica o per avere con lui perlomeno rapporti di affabile cortesia.
  Aveva sempre alloggiato in caserma.
  La colazione la faceva in piazzetta, d’estate e d’inverno, al Caffè RUSSO. Lì, la signora Concetta lo trattava quasi come una mamma. A seconda della stagione, cominciava la giornata con una tazza di latte fumante o con un bicchiere di granita alle mandorle. Dopo due chiacchiere cogli avventori abituali, come il maestro di scuola Guglielmi, il farmacista e talvolta Don Franco, se ne saliva in ufficio. Lì trovava l’agente di turno, Ciro Esposito o Antonio Santamaria, che lo accoglieva, al solito, battendo i tacchi.
    «Comandi, dottò, buongiorno».
    «Buongiorno, Ciro, stai comodo. Và, facimm’c prima na tazzutella ‘e cafè e poi abbiamm a jurnata».
    Ciro veniva da Napoli, come lui.
   Anzi l’aveva trovato ad accoglierlo tre anni prima, alla Stazione Centrale di Agrigento, in Piazza Mercato con la macchina di servizio. Si trovava lì già da due anni. Era cinque sei anni più grande di lui.
   Ciro in Sicilia aveva messo radici. Appena arrivato aveva conosciuto una bella ragazza del posto, di famiglia semplice e contadina. Si era innamorato e se l’era sposata.
   Rosalia Spinò era bella, sana, tranquilla. Non aveva grandi sogni, grandi velleità o grilli per la testa. Ma aveva puntato subito gli occhi sul nuovo arrivato dal continente. Ciro ci scherzava su:
   «Dottò, sapit’, è o’ fascino ra divisa» e così, come diceva lui stesso, era finito “dritto dritto in trappola”. Matrimonio e due bei gemelli.
    «Dottò», raccontò Ciro al loro primo incontro, «ho fatto subito, int’a roje anni, aggio arricettat e fierr».
   L’ispettore Costa, nel suo solitario viaggio di ritorno verso Napoli, mentre guardava il panorama in esplosione primaverile, con gli occhi della mente ricomponeva i ricordi.
    Sembrava ieri che era arrivato alla stazione e aveva trovato la faccia allegra di Ciro ad accoglierlo.
   L’agente, dalla posa rigida dell’attenti, si era sciolto subito in un sorriso e in atteggiamenti simpatici, vedendo il suo superiore appena arrivato e apprezzando, che nonostante i gradi, il dottor Costa fosse più giovane di lui, napoletano come lui e molto alla mano.
    Ciro gli aveva fatto buona compagnia e si era mostrato un valido collaboratore, leale, solerte, ubbidiente.
    Eseguiva sempre alla lettera i suoi ordini, faceva da tramite con gli altri ed aveva un legame diretto, spesso molto utile, con la realtà locale. Avevano compiuto insieme tante missioni. Ma ora quel capitolo era definitivamente chiuso. Costa abbandonò il registro dei ricordi e innestò la marcia dei pensieri rivolti al futuro.
  Aveva avuto il meritato trasferimento. Si avvicinava a casa. Al primo incarico era stato sbattuto in una terra bellissima, ma praticamente ai confini dell’Italia, nel sud estremo. Aveva patito un caldo torrido per quattro mesi all’anno, la lontananza, le preoccupazioni, le minacce della malavita organizzata.
  Ma ora, finalmente, avrebbe goduto di una settimana di congedo, per Pasqua, da trascorrere nella sua Napoli con Maria e poi sarebbe partito per l’Abruzzo. Gli avevano affidato, al secondo incarico, una sede tranquilla, montana, nel centro dell’Italia.
    Esattamente l’opposto della precedente. Che strano!
    In realtà, Roccaventosa, lì era stato assegnato, era distante un centinaio di chilometri da Napoli ed era una sede vacante da poco. Probabilmente l’incarico sarebbe durato per un breve periodo. Solo il tempo di riordinare una situazione da un po’ lasciata a se stessa. In seguito, forse, il comando del posto sarebbe passato ad un sottufficiale, con l’ausilio di un paio di agenti, organico più che sufficiente per gestire la routine e assicurare l’ordine pubblico di una cittadina di provincia, in una regione tranquilla.
    Roccaventosa contava qualche migliaio di abitanti, era ben sviluppata, aveva un’economia che dopo la guerra si andava riorganizzando.
    Il nucleo originario del paese era posto su di una bella altura da cui prendeva il nome, non troppo lontano da centri più grandi e da nodi stradali.
     Ma sì, si sarebbe trovato bene ed ogni quindici, venti giorni avrebbe potuto fare una capatina a Napoli.
    Costa concluse il suo primo bilancio di lavoro da giovane ispettore di polizia. Positivo. Con concrete possibilità di miglioramento, grazie alla sua ambizione, alla laurea ormai in tasca e a tanta voglia di andare avanti.
CAPITOLO III
E SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO...
  
     L’ispettore Costa si stava riflettendo nel vetro del finestrino.
    Era indubbiamente un bel ragazzo, alto, magro, impostato, capelli castani, corti, ricci, impomatati di brillantina, una fossetta sulla guancia destra, non appena accennava ad un sorriso. Occhi neri, intensi, mani grandi, possenti, voce calda e profonda. Aveva successo con le donne. Le occasioni non gli erano mai mancate, né a Napoli, da ragazzo, né durante la guerra, che aveva combattuto in Grecia e per poco al nord, a Como, né ad Agrigento.
     E poi c’era Maria. Ma, Maria, era un’altra cosa. Era l’amore, l’amore vero. Ed era un tacito impegno morale, assunto con la sua famiglia, la sua terra, la storia comune alla sua, di sposarla e di farne una donna onesta e più fortunata delle loro stesse madri.
    Certo l’amore non gli aveva mai impedito di vivere le sue esperienze. Nella sua bella testolina riccia e mora, l’una cosa non escludeva l’altra. L’importante era tenere le due cose separate e lontane e finora c’era riuscito a meraviglia, anche se adesso Maria incalzava con il desiderio pressante di sposarsi.
     Per il momento l’aveva rabbonita con la richiesta che prima si diplomasse alle Magistrali.
     La ragazza, più per farlo contento che per sé stessa, aveva accettato e passava le sue giornate tra la scuola e lo studio.
    Costa aveva trascorso la settimana del congedo ottenuto per Pasqua a casa. Poi era nuovamente partito in treno da Napoli. Si sentiva quasi un commesso viaggiatore.
    Stava attraversando la campagna fertile della Campania settentrionale, un po’ specchiandosi al finestrino, un po’ guardando fuori il panorama di frutteti e pioppeti in bell’ordine, peschi meravigliosi in veste primaverile rosa confetto e mandorli in bianco, teorie di pioppi in riga e in fila, come un esercito in ordine, quasi schierato sull’attenti.
    Il viaggio in treno durò relativamente poco. Sandro era abituato a ben altri itinerari. Dopo un’ora circa scese a Caianello.    
     Lì trovò ad attenderlo l’assistente capo Giovanni Ferrara, venuto a prenderlo con la macchina di servizio.
    Continuarono il viaggio per circa un’ora, in parte sulla Casilina, in parte sulla strada statale 85, sempre in auto, fino a Roccaventosa.  Ferrara era nativo abruzzese. Lo accolse con deferenza. Fecero le dovute presentazioni. Costa consegnò il suo scarno bagaglio al collaboratore che lo sistemò nel bagagliaio della Lancia Augusta d’ordinanza color cremisi. Quindi partirono.
    Il viaggio fu tranquillo. Il paesaggio primaverile era composto, punteggiato da poche case. Incrociarono rare auto, qualche carretto trainato da muli o cavalli, qualcuno in bicicletta, un gregge. Attraversarono due, tre centri abitati.
     Giovanni ragguagliò l’ispettore sulle caratteristiche del posto e sulla natura, piuttosto amministrativa, dell’incarico.        Roccaventosa era sede di una sovraintendenza.
    Durante gli ultimi anni di regime, la caserma era stata sede di una frangia estremista della Milizia. Dal “43 la sede era rimasta vacante. Dopo la guerra, era stata comandata da un agente capo ed un assistente. C’era da fare un po’ d’ordine e, infine, il posto sarebbe stato retto da un sovraintendente di Polizia. E tanto sarebbe bastato, in quanto il posto era più che tranquillo.
     Nella città vicina c’era una buona caserma dei Carabinieri, diretta da un certo Capitano Clerici, con cui vi era buon rapporto di collaborazione per controllo del territorio, che non presentava problemi particolari, salvo qualche recente episodio di brigantaggio.
     Parlando, il tempo trascorse velocemente. Giunsero in prossimità della meta. All’orizzonte, in fondo alla strada bitumata di fresco che attraversava come un nastro grigio una bella campagna coltivata ad uliveti e vigne, svettava Monte Croce e su, in cima, si vedeva il centro abitato di Roccaventosa. Più si avvicinavano, più si distinguevano il castello, i campanili e le case che sembravano quasi scivolare giù dal pendio aspro della rocca.
      Sandro pensò che dal mare di Napoli e da quello quasi affricano di Porto Empedocle, ora era finito sul cucuzzolo di una montagna. Per fortuna era primavera. Immaginava inverni freddi e rigidi lassù.
      Ferrara ingranò la seconda e cominciò ad inerpicarsi su per la salita. A circa metà dell’erta, ad un incrocio con la strada provinciale proveniente da nord est, incrociarono un carro funebre, vuoto, cui l’agente diede la precedenza.
       Costa vedendo il carro e scorgendolo vuoto, da buon napoletano, fece i debiti scongiuri.
      Giovanni spiegò che il carro era diretto al Castello di Roccaventosa, in quanto il giorno prima era morta la vecchia principessa Clelia Papaleo.
      Raccontò che la poverina era stata trovata riversa a terra, nella serra del giardino d’inverno, dalla cameriera Rosa, che era andata a cercarla verso le sette di sera perché tardava a rientrare per la cena. L’aveva trovata morta.
    «Le mani serrate come in uno spasmo nervoso, i muscoli del collo e della testa completamente irrigiditi, tanta bava alla bocca mista a sangue, mucose rosse, povera signora. A me ha riferito tutto mia moglie che è amica di Rosa. Sa, siamo vicini di casa».
     Rosa doveva essere la classica comare di paese, un bel po’ pettegola, che aveva parlato a lungo dello spiacevole ritrovamento del cadavere con la vicina.
      Ferrara riferì tutti i particolari più per dovere di cronaca che per altro.
      Ma, alle sue parole, Costa ebbe un guizzo.
     «Bava alla bocca mista a sangue, mucose rosse! E nessuno ha pensato ad un avvelenamento?»
    «Ma no, dottò, deve essere stato un ictus, la signora era anziana, deve aver battuto a terra con la testa cadendo. Ho constatato di persona, quando ieri sera stessa sono andato di persona a porgere le condoglianze.»
   «La camera ardente è stata allestita nel salone principale del castello. La signora è stata preparata su di un catafalco ammantato da un panno di velluto, con le insegne della famiglia Papaleo. Tra le mani un rosario di legno chiaro, fiori bianchi in tutte le sale del castello, il viso coperto da un velo di tulle, si intravedeva verde, bilioso».
  «La signora, veramente signorina, era molto amata da entrambi i nipoti, dalla servitù e da tutta la popolazione di Roccaventosa; apparteneva ad una famiglia ricca e prodiga che ha dato lavoro a molta gente in paese …».
     «È stato interpellato un medico legale o perlomeno il medico condotto? Il certificato necroscopico che dice?»«Niente, dottò. Tutto regolare. Nessun esame, nessun certificato. È morta, si è pensato, di ictus, come il fratello Don Alfonso, anni fa, e il vecchio principe Edoardo. Sa, una donna anziana, di 74 anni, che godeva di discreta salute, ma con qualche acciacco dell’età. È morta ieri pomeriggio. È stata portata in casa a gran fatica, ha detto Rosa, era completamente rigida, benché fosse appena morta. L’hanno dovuta trasportare su una sorta di lettiga, su un carretto. Tutta la servitù si è adoperata. L’hanno lavata, preparata, vestita. Ma ci è voluta la sarta, mi pare di aver capito che hanno dovuto cucirle l’abito addosso. Ma ha ricevuto i dovuti omaggi. La voce si è sparsa immediatamente in paese e il castello si è riempito di gente. Credo che i funerali ci saranno domani pomeriggio.»
   «No, Ferrara, no. Da quel poco che mi hai raccontato ho motivo di ritenere che la cosa possa essere andata in maniera meno naturale di quel che credi. La colorazione rossa delle mucose e la perdita di bava dalla bocca mista a sangue, le labbra retratte, ma soprattutto questo irrigidimento di testa e collo, sai, si chiama opistotono, che ha reso difficile svestirla e rivestirla, potrebbe essere un chiaro sintomo di avvelenamento.»

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IL GIALLO A PUNTATE - IL CASO DI ROCCAVENTOSA - CAPITOLO III

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  «Bava alla bocca mista a sangue, mucose rosse! E nessuno ha pensato ad un avvelenamento?», fece Costa.
  «Ma no, dottò, deve essere stato un ictus, la signora era anziana, deve aver battuto a terra con la testa cadendo. Ho constatato di persona, quando ieri sera  sono andato di persona a porgere le condoglianze.», rispose Ferrara. 
  «La camera ardente è stata allestita nel salone principale del castello. La signora è stata preparata su di un catafalco ammantato da un panno di velluto, con le insegne della famiglia Papaleo. Tra le mani aveva un rosario di legno chiaro, c'erano fiori bianchi in tutte le sale del castello, il viso, coperto da un velo di tulle, si intravedeva verde, bilioso».
  «La signora, veramente signorina, era molto amata da entrambi i nipoti, dalla servitù e da tutta la popolazione di Roccaventosa; apparteneva ad una famiglia ricca e prodiga che ha dato lavoro a molta gente in paese …», continuava il poliziotto.
  «È stato interpellato un medico legale o perlomeno il medico condotto? Il certificato necroscopico che dice?», Costa non si capacitava.
  «Niente, dottò. Tutto regolare. Nessun esame, nessun certificato. È morta. Si è pensato di ictus, come il fratello, don Alfonso, anni fa, e il vecchio principe padre, don  Edoardo. Sa, era una donna anziana, di 74 anni, che godeva di discreta salute, ma con qualche acciacco dell’età. È morta ieri pomeriggio. È stata portata in casa a gran fatica, ha detto Rosa, era completamente rigida, benché fosse appena morta. L’hanno dovuta trasportare su una sorta di lettiga e poi  su un carretto. Tutta la servitù si è adoperata. L’hanno lavata, preparata, vestita. Ci è voluta pure la sarta. Mi pare di aver capito che hanno dovuto cucirle l’abito addosso. Ma ha ricevuto i dovuti omaggi. La voce si è sparsa immediatamente in paese e il castello si è riempito di gente. Credo che i funerali ci saranno domani pomeriggio.», concluse l'assistente.
  «No, Ferrara, no. Da quel poco che mi hai raccontato ho motivo di ritenere che la cosa possa essere andata in maniera meno naturale di quel che credi. vedi, la colorazione rossa delle mucose e la perdita di bava dalla bocca, mista a sangue, le labbra retratte, ma soprattutto questo irrigidimento di testa e collo, sai, si chiama opistotono, che ha reso difficile svestirla e rivestirla, potrebbe essere un chiaro sintomo di avvelenamento
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CALURA

Nell'aria torrida
della controra estiva,
l'asfalto rovente
mi bolle l'anima

Nella calura brucio
di voglia di scrivere
per vomitare
il nero che ammorba
l'essere

ANIMA

L'animo tempestato di emozioni
irrompe nella realtà
e cozza col prosaico,
infrangendosi
come l'onda sugli scogli
si sfrangia in sussulti incomprensibili,
in dolori e mali incurabili

E prende pancia e testa
e stomaco e vita intera
e non ti spiega quando e perchè
è arrivato
e quando in un soffio finirà

Ed io non so se è chimica o sentimento
o terza dimensione che li unisce
e crea qualcosa di più e di diverso
Ma so che ora
ne sono schiava

Arte e natura

La natura sta a Dio,
come l'arte all'uomo

AMO L'ESTATE

Amo l'estate,
tutto il resto non esiste.

Il tempo e le altre stagioni
fanno il girotondo
attorno alla loro principessa

Bionda d'oro,
calda di sole,
azzurra di mare,
languida di desideri.

Arte e male di vivere

Il male di vivere è padre dell'arte

I MIEI CUCCIOLI

I miei cuccioli sono partiti per il campo scout ed io mi sento orfana, vedova, sola, triste, nervosa, ansiosa, ho fame d'aria .... ed di loro.
Sigh, sigh, perchè li ho mandati? Pensavo di sentirmi libera e leggera, di poter leggere e scrivere, di avere tanto tempo per me,  invece sono già due notti che non dormo e non riesco a far nulla .....

TIRA E ...... molla: FILASTROCCHE

TIRA E ...... molla: FILASTROCCHE: "ESTATE Arriva l’estate, che belle serate ! Che notti di fate ! Ma cosa avete, un poco più sete? L’oro nel campo domani si miete, ..."
 
Domani mattina, anzi in effetti tra qualche ora, due dei miei cuccioli partiranno per il campo scout. Sono felice per loro, ma soffro già per il distacco. Spero sia una bellissima esperienza, come un tempo, ormai lontano, lo fu per me. Intanto, mi ritrovo, sola nella notte a ripassare la legge scout e la promessa del lupetto. In fondo, sono ancora i principi che informano la mia vita di tutti i giorni .....
La crisi economica sta dissestando il mondo. Molto equilibri salteranno, forse anche quelli più vicini a noi. Ho paura un po' per me e molto per i miei figli, che probabilmente dovranno affrontare difficoltà maggiori di quelle che abbiamo dovuto affrontare noi per trovare una sistemazione, un lavoro e la serenità economica.

giovedì 4 agosto 2011

LIBRI SULLA CRESTA DELL'ONDA



Da diversi anni, sul litorale pontino, organizzano eventi letterari e presentazioni di libri e scrittori. Ieri sera, al centro atletico del CONI di Formia, c'erano GIANRICO CAROFIGLIO e MARIO CALABRESI. Sono riuscita ad andare, con qualche minuto di anticipo. Innanzitutto, mi ha colpito il posto: enorme, curatissimo, un giardino. Una scia di ciotole e fiaccole alla citronella accese, segnava il percorso da seguire, profumando l'aria. Arrivata al punto, ho capito che avrei passato la serata in piedi. La gente arrivata a seguire l'evento era numerosissima, credo più di un migliaio di persone. Si potevano acquistare i libri dei due scrittori, magistrato e deputato PD il primo, giornalista e direttore de LA STAMPA, il secondo. Si è aperto un bel dibattito, il pubblico è intervenuto con domande, gli autori hanno firmato le copie dei libri ed io, vincendo un po' di timida ritrosia, ho donato a CAROFIGLIO i miei.

mercoledì 3 agosto 2011

Il tempo è migliorato, le temperature si sono alzate di nuovo, il mare è il calmo, il vento riposa, io trascorro giorni tranquilli. Oggi qui c'è il mercato settimanale e forse ci farò una capatina.
Ieri, mamma (è in crociera) mi ha mandato un messaggio dalla Norvegia, scritto non sa come col T9: "piano a orlo", che interpretato dai nipotini, che le hanno insegnato ad usare il cellulare (lei è prebellica), significherebbe "Siamo a Oslo". Che Dio la benedica. Io, nella mia casa al mare, continuo a vivere tempi lenti, diluiti, sciolti. Il paesaggio mi ispira. Scrivo le mie poesie sui muri di casa. Se sapessi dipingere, lo farei. Ma non so farlo e allora srotolo i miei versi inquieti sulle pareti. Alla sommità del mio talamo nuziale, c'è un'ode a mio marito
che suona così:

Trionfo di primavera
Fuga
Naufragio
Approdo

Al momento qui da noi c'è mia suocera. È quello che è. Inutile diffondermi in commenti, ma sopravvivo, faccio finta di nulla, ci provo.

Ieri sera ho finito di leggere IL SEGRETO DI ORTELIA di ANDREA VITALI, gustoso, spassoso, amaro, ironico, convolvolo. Bello, lo consiglio.

Stasera, al centro CONI, ci sarà uno dei miei recenti idoli letterari, GIANRICO CAROFIGLIO. Ho intenzione di andare, suocera e figli permettendo. Ho letto tutte le avvanture del suo eroe letterario, l'avvocato Guido Guerrieri, e mi piace molto. Mi fa calare in una atmosfera ovattata e dinamica insieme di una Bari affascinante e misteriosa.